Pregiudizi, discriminazioni e social network. Le pizie del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano rispondono alle domande di studentesse e studenti.

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Pregiudizio, stereotipo e discriminazione: come sono legati fra loro questi concetti?

Il pregiudizio è un giudizio stabilito a priori senza avere acquisito un’adeguata e completa informazione. Questo può riferirsi ad una situazione, ad un gruppo e ai suoi membri, rendendo così la persona prevenuta.

Lo stereotipo è un’opinione che deriva da un’eccessiva semplificazione e generalizzazione della realtà. Questo viene applicato nei confronti di un gruppo e/o dei suoi membri indipendentemente dagli aspetti che li caratterizzano. Lo stereotipo non è basato sull’esperienza diretta e quindi non è preciso in quanto non descrive la persona (oggetto di stereotipo) per come è e per le caratteristiche che ha. La “vittima” dello stereotipo viene quindi valutata sulla base di aspetti generici attribuiti alla categoria di appartenenza (es. genere, nazionalità, religione…).

Con discriminazione si fa invece riferimento all’insieme di comportamenti negativi non giustificati, che possono diventare dannosi per coloro che li subiscono.

Pregiudizio, stereotipo e discriminazione sono strettamente connessi tra di loro:

  • Gli stereotipi sono credenze generiche che alimentano il pregiudizio nei confronti di un gruppo e/o dei suoi membri.
  • Una conseguenza del pregiudizio, e più in generale dell’utilizzo degli stereotipi, può essere la messa in atto di comportamenti discriminatori nei confronti di un gruppo e/o dei suoi membri.
Perché esistono gli stereotipi?

Utilizzare gli stereotipi non è un comportamento anomalo: questi ci permettono di semplificare la realtà circostante aiutandoci a leggerla più velocemente. Lo stereotipo, quindi, riduce la fatica di affrontare la quotidianità poiché facciamo riferimento a conoscenze che già possediamo in memoria e che descrivono situazioni, gruppi e i loro membri, pur non conoscendoli personalmente.

Quando lo stereotipo diventa pericoloso?

La pericolosità dello stereotipo emerge quando la persona che lo utilizza, nel momento in cui viene a conoscenza di informazioni che lo smentiscono, non è disponibile a cambiare idea. Gli stereotipi sono una iper-generalizzazione della realtà che non ci consente di cogliere le reali caratteristiche di chi ci troviamo davanti.

Un altro pericolo è il fenomeno della minaccia dello stereotipo: la persona è fortemente influenzata dalla paura di essere valutata in base allo stereotipo di cui è vittima. Tale paura porta quindi inconsapevolmente la persona a confermare lo stereotipo stesso, influenzando il proprio comportamento.

Lo stereotipo è connesso ad una specifica cultura?

Lo stereotipo è una costruzione sociale e quindi dipende fortemente dalle credenze della cultura di appartenenza. Le diverse culture, infatti, possono avere stereotipi differenti nei confronti della stessa situazione oggetto della iper- generalizzazione.

Come si contrasta lo stereotipo?

È possibile contrastare gli stereotipi attraverso alcuni accorgimenti:

  • Assumere un atteggiamento critico e curioso nei confronti dei contenuti degli stereotipi, cercando informazioni e consultando più fonti per capire se sono veri o falsi;
  • Evitare di continuare ad utilizzarli quando, in base all’esperienza diretta e personale, comprendiamo che non sono fondati.
  • Sensibilizzare l’opinione della società sulle possibili conseguenze negative degli stereotipi e delle discriminazioni per poterne contrastare la diffusione.
Il bullismo è un comportamento discriminatorio?

Il bullismo non può essere definito propriamente come comportamento discriminatorio in quanto è un fenomeno che viene attuato intenzionalmente e in maniera continuativa nel tempo nei confronti di una persona che viene percepita più debole. Se l’“inferiorità” della vittima dipende da una sua appartenenza ad un gruppo specifico (es. genere, nazionalità, età, religione…), allora tali comportamenti sono conseguenza di uno stereotipo e quindi si parla di discriminazione.

La discriminazione è un reato?

Gli atti discriminatori sono reati perseguibili per la legge della Repubblica Italiana e sono considerati una violazione dei diritti fondamentali secondo la legge dell’Unione Europea.
La legge Mancino (n. 205/1993) sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan che incitano all’odio, alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, punendo anche l’utilizzo di emblemi o simboli:

  • con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
  • con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000) nell’articolo 21 parla del divieto di qualsiasi forma di discriminazione: “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale. Nell’ambito d’applicazione dei trattati e fatte salve disposizioni specifiche in essi contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità”.

Come è possibile gestire meglio il rapporto tra chi sono e come mi presento sui social?

I social sono un contesto in cui possiamo mostrare parti di noi reali e allo stesso tempo anche molto lontane da chi siamo. Da un lato, le funzioni dei social consentono di “vedersi” e sperimentarsi in vari modi (es. filtri per avere gli occhi gialli, che modificano parti del corpo…). Allo stesso tempo, utilizzare eccessivamente queste funzioni può mostrarci agli altri e a noi stessi con caratteristiche molto lontane da chi siamo. Questo aspetto non è da sottovalutare in quanto il confronto con un’immagine che non ci rappresenta può farci sentire tristi e delusi. Per proteggerci dalle possibili conseguenze negative è fondamentale tenere in considerazione che il confronto che stiamo facendo è con un’immagine non reale ed irraggiungibile.

L’utilizzo dei social e delle loro funzionalità non è da condannare o da considerare sbagliato a priori; ciò che conta è essere consapevoli dei possibili effetti negativi che potrebbero nascere dal loro utilizzo per gestire al meglio il rapporto tra chi siamo e come vorremmo apparire sui social.

In che modo i modelli di bellezza proposti dai social ci influenzano?

I social hanno consentito di creare nuove professioni, tra cui quella dell’influencer, figura che ha l’obiettivo di influenzare le scelte e il comportamento delle persone attraverso la creazione e condivisione di contenuti. Dal momento che sono pensati per pubblicizzare e vendere dei prodotti, tali contenuti vengono modificati e perfezionati, talvolta discostandosi anche molto dalla realtà. Questo implica che coloro che usano i social sono esposti a modelli di bellezza ideali ma allo stesso tempo irraggiungibili proprio perché sono immagini perfezionate.

Confrontarsi con questi modelli di bellezza porta la persona a cercare di migliorarsi fino a raggiungere la versione migliore di sé. Allo stesso tempo, però, aspirare a modelli inarrivabili crea tristezza, delusione e rabbia, emozioni che derivano da un confronto da cui inevitabilmente usciremmo perdenti e che minano l’autostima.

Come posso combattere l’influenza che i modelli di bellezza diffusi dai social hanno su di me?

Per combattere l’influenza che i modelli di bellezza diffusi dai social hanno su di noi è utile:

  • Tenere in considerazione che molti dei contenuti a cui siamo esposti sono modificati e perfezionati prima di essere condivisi proprio perché sono volti a pubblicizzare e vendere un prodotto;
  • Essere consapevoli che i contenuti diffusi dai social sono proposti in un mondo virtuale ma possono essere anche molto differenti nella vita reale;
  • Ragionare sull’immagine che ci viene proposta e metterla in discussione;
  • Selezionare i modelli da prendere come punto di riferimento in quanto confrontarci con persone che mostrano e parlano apertamente dei propri difetti “umani” ci farà sentire più a nostro agio con un corpo che, per tutti, è imperfetto.

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